Nella manifestazione "CHIESE, CASTELLI E PALAZZI IN MUSICA" - Soavi melodie, canti, balli, sapori e arti del Rinascimento lungo il cammino dei pellegrini, o in altri eventi storici similari, la Compagnia Rinascimentale "TRES LUSORES" coglie l'occasione per presentare la Rievocazione Storica de "L'Arte del Ballare ò de i Balletti" del M° Fabritio Caroso da Sermoneta (1526-1605), uno spettacolo di danze e musiche del Rinascimento italiano, in particolare del Lazio e dei monti Lepini, danze riprese e ricostruite fedelmente dai trattati del maestro sermonetano "Il Ballarino" del 1581 e "Nobiltà di Dame" del 1600, arricchendola anche con altre danze di altri maestri dell'epoca.
L'interessante spettacolo, continuamente aggiornato negli anni, è il risultato dell'importante collaborazione artistica tra la Prof.ssa Claudia Celi, danzatrice e docente di Storia della Danza presso l'Accademia Nazionale di Danza di Roma, il Direttore Artistico, Prof. Riccardo Guratti, e la Coreografa, Prof.ssa Claudia Mammucari, i quali sono riusciti ad elaborare insieme ai ballerini della Compagnia, dal lontano 1998, un interessante programma di danze tratte dall'ampio repertorio dei manuali del M° Caroso e di altri maestri del Rinascimento.
La danza è un fenomeno sociale e, come tale, investe tutte le forme e i fattori di un secolo o di un'epoca; dalla moda all'espressione artistica, dai giochi alle feste di società e di famiglia, dal costume alla musica, dalle condizioni economiche alle esperienze religiose e guerriere.
Nel Medioevo, malgrado i flagelli delle guerre, delle epidemie, dei dissidi religiosi e delle lotte intestine, non si offuscò la vera vita della danza; la giovinezza, la gioia, il piacere di un'ora di svago, l'oblio di tanti dolori.
In questo periodo nacque la figura del giullare, vagabondo e avventuroso giramondo che apprese e insegnò mimi, giochi, musiche e danze. Con i giullari troviamo i goliardi e i chierici vaganti, gli avventurieri, le giullaresse e le fattucchiere: tutto un mondo ai margini della vita sociale, che tirava a vivere alla giornata e a fare del mestiere appreso il mezzo e il fine dell'esistenza.
Tutto ciò che è danza in quest'epoca, potè riassumersi nell'esperienza giullaresca.
Col passare del tempo i giullari migliorarono, attraverso scambi ed influenze, e il loro ballo diventò professionale ed individuale in netto contrasto con quello che era stato fino ad allora, cioè con la "carola" - collettiva e popolaresca - eseguita sempre in circolo.
Altri araldi dell'arte e della moda dell'epoca, furono i trovatori che, come i giullari, scrissero, recitarono, suonarono, cantarono e danzarono, sebbene si limitarono più spesso a "trobar" solo la lirica. Con loro entrò in scena la cortezia e quindi la gentilezza, le belle maniere, l'adorazione dell'amore fine a se stesso.
Al centro della cortesia e della elegante e complicata arte del corteggiare, trovammo la danza e, per la prima volta, la coppia danzante che obbediva a una regola coreografica più o meno prestabilita. Cominciò quello che fu poi il motivo dominante di tutte le danze del Rinascimento: il corteggiamento, con tutte le sue fasi di ritrosia, diniego, insistenza, accettazione del vassallaggio amoroso.
Si stabilirono in Italia ed in Europa da questo momento in poi le liriche trobadoriche scritte espressamente per la danza, le chansons de danse, le estampies (dall'antico provenzale estamper: battere il piede), le balades, i rondeaux, nelle quali si affermava la gioia di danzare.
Nelle prime espressioni che facevano riferimento alla DANZA apparve il termine "carola"; una danza che si svolgeva al canto dei ballerini o al suono di strumenti semplicissimi, guidata in genere da un corifeo (dal latino coriphaeus: che sta a capo), più spesso da una donna. Il suo nome derivò da chorea, piccola danza collettiva, o, più probabilmente, da corolla, piccola corona. La carola fu considerata un ballo popolare, o di società, basato sulla collettività, dove tutte le persone si prendevano per mano formando un circolo. Era un ballo eseguito da villici o da mondani in cui ciascuno non poteva conoscere tutta la canzone, per cui si sceglieva una persona esperta nel condurre la danza la quale cantava tutte le strofe mentre gli altri ripetevano il ritornello. Nel corso del tempo questa semplice danza andò arricchendosi di passi e figurazioni passando da semplice "danza in ronda" a "danza a figure".
Nacque così la danza figurata e da questo momento si mostrò con inconfondibile evidenza la grande differenza tra il ballo popolare (ballata o ruota con scenette pantomimiche) e la danza aristocratica (discorso con lente evoluzioni e figure coreografiche).
Con l'affermarsi delle Signorie e delle Corti in Europa, la danza entrò da regina nella vita mondana e nell'educazione dei nobili, si elevò attraverso le più belle e famose dame del Rinascimento che l'adoravano, da Isabella d'Este a Lucrezia Borgia, si trasformò da gioco dilettantesco in disciplina di scuola, in ricerca di stile, in eccellenza d'arte. Al popolo e all'anonimo corifeo che viveva ed elaborava semplici canti e balli, successe una figura pensante che ordinò carole e ronde, oltre a figurazioni predefinite; a tal proposito si stabilì appunto il "Maestro di dançare" che operò in una società che in maniera graduale nel tempo si apriva armonicamente alla più civile convivenza.
Con il Maestro di Danza nacque la didattica, il professionismo, le pubblicazioni sulla danza.
Uno dei più grandi Maestri di Danza fu appunto Fabritio Caroso, ballerino, coreografo, compositore di musica, maestro e teorico della danza.
Visse la sua attività scientifica e culturale soprattutto nella seconda metà del 1500, fino agli inizi del 1600 e, grazie a lui, la danza popolare entrò, raffinata e stilizzata, nelle corti come ballo nobile o ballo d'arte.
Con la danza d'arte nacque la coreografia, ordinata sulla musica con una vera e propria "intavolatura" di passi. Si classificarono i passi della danza secondo principi musicali originali ed esatti, i movimenti operarono nel pieno del ritmo lirico-orchestico.
Nato a Sermoneta, antica città medievale dei monti Lepini, Fabritio Caroso contribuì egregiamente ad arricchire il patrimonio di trattistica, tramandatosi nel corso del Rinascimento, sull'arte della danza.
Percorrendo dal 1554 tutti i gradi di un brillante iter professionale (ballerino, teorico e "inventore di scene", maestro di danza, strumentista, compositore), il Caroso affidò alle proprie opere ("Il Ballarino" e "Nobiltà di Dame") la chiave più appropriata per l'interpretazione della STORIA DELLA DANZA o come lui la chiamava "L'Arte del Ballare ò de i Balletti".
I due trattati (in particolare il primo, definito "il riassunto più completo della danza aulica italiana") contengono coreografie di danze, per la maggior parte composte o rielaborate dal Caroso, che ne conservano anche la musica; offrono spiegazioni sul modo di eseguire i vari passi e sulla durata di ciascun passo; illustrano alcune specifiche regole (le cosiddette "buone creanze"), rivolte sia ai cavalieri che alle dame, sul modo di come comportarsi a feste e intrattenimenti di corte.
Le danze descritte nei due trattati, dai titoli cortigianeschi (Alta Regina, Ardente Sole, Fulgente Stella, Gloria d'Amore, Chiara Stella, Leggiadra Ninfa, ecc.), che il Caroso realizzò nel suo continuo peregrinare tra le Corti e le Signorie d'Italia e d'Europa, sono vistosamente dedicate ciascuna a Regine e gentildonne di Francia, Spagna e Italia, determinate con l'intestazione "in lode" delle medesime, insieme ad un sonetto, un madrigale o una villanella esaltanti le loro virtù, sicchè vediamo il Caroso anche in veste di poeta.
Lo spettacolo messo in scena dalla Compagnia Rinascimentale "TRES LUSORES", nella Rievocazione Storica de "L'Arte del Ballare ò de i Balletti" del M° Fabritio Caroso da Sermoneta, presentato all'interno di antichi palazzi, chiese, chiostri o scorci di antichi centri storici, sia delle città dei monti Lepini che del Lazio, ma anche in Italia ed all'estero, con sfarzosi costumi realizzati sulla base di fonti iconografiche del tempo, in ambienti finemente addobbati con pregiate stoffe, composizioni floreali, vettovaglie storiche e frutta di stagione, conduce direttamente (e mirabilmente!) lo spettatore nell'epoca della rinascenza, tra musiche, canti, danze ed antiche arti, in un mondo in cui le magiche atmosfere cortigiane riprendono vita.
Uno spettacolo che presenta uno spaccato del XVI secolo, dove vengono analizzati tanto gli aspetti della vita popolare quanto gli aspetti della vita di corte.
Lo spettatore, spesso coinvolto anche nell'ambito di un banchetto d'epoca, effettua un interessante viaggio nel Rinascimento, quando cioè la danza di corte, sempre presente nei momenti trionfali di uno Stato, di un Ducato o di una nobile famiglia, rappresentava quel particolarissimo "stile" in cui si specchiavano regole di comportamento e "maniere" della vita sociale del tempo.
La danza nel Rinascimento infatti non era solo un divertimento, una tecnica di corteggiamento o una forma ludica, ma un'arte musicale e coreutica molto raffinata ed elegante, tanto che venne codificata in forme scritte ben precise; un vero rituale di celebrazione del potere, di cui protagonisti erano i cortigiani, impiegati sia come attori che come spettatori.
Il programma presentato nella Rievocazione Storica de "L'Arte del Ballare ò de i Balletti" raccoglie squisitissimi brani musicali e canti tra il XV ed il XVI secolo ed un repertorio coreografico soprattutto del noto maestro sermonetano, ballerino, teorico e "inventore di scene" del Rinascimento italiano.
Il Caroso in quel tempo fu il più ricercato organizzatore ed animatore di feste e banchetti del momento, in quanto particolarmente esperto nell'interpretare la magnificenza di numerose famiglie nobili, e soprattutto di gentildonne d'Italia, di Spagna e di Francia intestatarie dei suoi balli.
In questo spettacolo, la Compagnia dedica quindi particolare attenzione al famoso maestro di Sermoneta, perchè con le sue opere "Il Ballarino" (1581) e "Nobiltà di Dame" (1600), autentiche pietre miliari della storia della danza, contribuì in modo determinante al prestigioso cammino dell'"arte suprema".
Il programma presenta danze selezionate dai ritmi briosi e vivaci, dalla Gagliarda al Tourdion, dalla Chiaranzana alla Barriera, dal Branle des Cheveaux alla Chiara Stella, senza però rinunciare ad alcune sorprese, rappresentate dagli "intermedi", adatti a ricreare il clima festoso, colto ed aristocratico tipico della nobiltà cinquecentesca italiana.
Particolare risalto viene dato anche al saltarello della campagna romana, danza popolare rinascimentale a cui si ispirarono alcune danze di corte dell'epoca.
Inoltre alcune danze vengono presentate con l'ausilio di bellissime maschere rinascimentali che si ispirano al noto Carnevale rinascimentale di Roma e di Venezia.
Il tutto è arricchito da momenti altamente spettacolari, con "banderali" che presentano l'antica Arte degli Alfieri, in particolare l'Arte della bandiera di Cori (città a 10 km da Sermoneta), una delle arti più praticate dai nobili nel tardo Medioevo e nel Rinascimento, in cui viene evidenziata la perenne lotta tra il Bene ed il Male.
Gli spettatori, spesso pellegrini che sostano a Cori, a Sermoneta o sulle città dei monti Lepini, lungo il percorso della Via Francigena, vengono accompagnati in questo straordinario viaggio nella storia della danza del Rinascimento da un giullare, con il compito di "legare" tra loro le diverse scene dello spettacolo.
Lo spettacolo viene arricchito anche dalla presenza di una Gentildonna che recita alcuni sonetti ripresi dai trattati del Caroso ed alcune poesie di noti scrittori dell'epoca.
Grazie alla professionalità dei giovani ballerini e dei musicisti della Compagnia, coadiuvati da artisti di riconosciuta bravura in campo nazionale ed internazionale, questo spettacolo, unico nel suo genere, sta ottenendo eccezionali consensi nelle città dei monti Lepini, ma soprattutto in ogni parte della regione Lazio, in Italia e nel mondo.
La Rievocazione Storica de "L'Arte del Ballare ò de i Balletti" è iscritta nell'ALBO COMUNALE DELLE RIEVOCAZIONI STORICHE della Città di CORI, con Determinazione del Responsabile AREA SERVIZI AL CITTADINO E DECENTRAMENTO - SERVIZIO CULTURA, SPORT E POLITICHE GIOVANILI - Registro di Area n° 354 del 20/11/2017 e Registro Generale n° 8842 del 20/11/2017 (allegato).